Aggiornamenti sul Tigray di maggio 2022

Aggiornamenti sul Tigray di maggio 2022

Dalle notizie pubblicate dalle agenzie ONU e dalle principali testate, il cessate il fuoco finalmente dà i primi frutti nell’apertura dei corridoi umanitari.

La Croce Rossa Internazionale il 25 maggio twitta: “Il nostro quinto convoglio per il #Tigray, da quando è stato dichiato il cessate il fuoco, è arrivato questo pomeriggio a Mekelle, facilitato dalle parti. Il convoglio trasportava dispositivi medici, forniture per il trattamento dell’acqua e articoli essenziali per usi domestici”.

Purtroppo il fabbisogno di cibo, medicine e carburante è molto più ampio rispetto a quanto è arrivato a destinazione:

l’agenzia ONU OCHA ha stimato che tra il 1 aprile ed il 16 maggio, solo 15,500 tonnelate metriche (MT) di cibo sono entrate in Tigray, a fronte di almeno altre 68.000 MT necessarie per completare il ciclo di distribuzione.

Così come il grande fabbisogno di medicine e acqua potabile pone la popolazione in gravissime difficoltà, a partire dalle donne in gravidanza e allattamento ed i loro piccoli, fino ai malati cronici che non possono accedere ai farmaci salvavita come l’insulina, mentre i pazienti oncologici vengono dimessi senza possibilità di cure. Gli stessi operatori sanitari degli ospedali pubblici continuano a dover prestare assistenza patendo la fame, tuttora senza stipendio a causa del blocco delle telecomunicazioni e dei servizi bancari.

Leggi la testimonianza del direttore dell’ospedale Ayder di Mekelle in inglese

La situazione politica è altamente instabile e mutevole: ci sono stati arresti di massa di persone di etnia Amhara, sia coinvolte nelle milizie Fano (segnando uno scollamento tra il governo di Abyi e questi combattenti), sia giornalisti o altre persone per le quali non sono chiare le incriminazioni. Dal Tigray il TPLF ha aperto al rilascio di numerosi prigionieri di guerra.

Leggi l’articolo su Africa Express

Le gravi carenze nel fabbisogno alimentare sono ancora mappate nel nord dell’Etiopia da USAid e dagli organismi ONU, come evidenziato nella cartina qui sotto:

Un’ampia rete di enti e organizzazioni della Società Civile Africana hanno scritto una lettera aperta al Consiglio di Sicurezza ONU, richiedendo fortemente un intervento per fermare il genocidio in corso prima che si replichi quanto avvenuto in Ruanda:

“Anche ventotto anni fa, il Consiglio di sicurezza non aveva riconosciuto i segnali premonitori del genocidio in Ruanda né ha agito per fermarlo. L’analisi di quel fallimento aveva evidenziato che le Nazioni Unite avevano i mezzi per intervenire, ma “semplicemente non si preoccuparono abbastanza del Ruanda per intervenire in modo appropriato”. Siamo preoccupati che la situazione si ripeta oggi in Etiopia. Vi invitiamo a non dimenticare la lezione dal Ruanda e ad agire ora”.

Leggi l’Appello della società civile africana al consiglio di sicurezza onu