Colloqui africani

Colloqui africani

LA TESTIMONIANZA DI CAROLINA PALTRINERI, FOTOGRAFA VOLONTARIA AD ADWA

In Africa ogni mattina è una sorpresa. Apri gli occhi con un programma giornaliero ben impresso nella mente e sistematicamente capita qualcosa che lo sconvolge.

Io sono una fotografa. Mi occupo di fotografare i bambini per le adozioni a distanza. Quando sono nell’ufficio aiuti sociali vedo sfilarmi davanti una dopo l’altra queste donne afrikaneer con i volti che raccontano la loro

quotidianità. La loro, perché per noi la vita che conducono non è neanche lontanamente immaginabile.

 

“Quanti figli hai?”

“Quattro… No… Cinque… No… Sei.”

“Quanti ne hai partoriti?”

“Sei… Ma a casa con me sono quattro…

Gli altri sono andati via.”

“Dove?”

“Non lo so”.

Per noi occidentali un figlio è per la vita. È un legame indissolubile, ancestrale. Qui, in Africa, ad Adwa, un bambino è una bocca in più da sfamare. Ma è anche un aiuto in casa, pulisce, sistema, porta i carichi pesanti.

A cinque anni sono piccoli adulti che portano in spalla già il fratellino o la sorellina. Il padre è quasi sempre

assente, ha un’altra famiglia o magari è un soldato che torna due o tre volte all’anno, si riproduce e poi torna in

servizio. Versare gli alimenti per i figli è un’eccezione di pochi…