29 Set Diario di viaggio 1_sett24 – Welcome back farengi!
Si è deciso tutto in pochi giorni.
Avevamo lavorato tanto per scrivere i progetti di finanziamento da presentare alla Fondazione Helmsley ed alla Regione Emilia Romagna, ma le settimane passavano senza sapere l’esito. Poi, al ritorno da qualche giorno di ferie, un’invito ad una riunione on-line urgente… che si apre col sorriso della responsabile del programma della Fondazione: “Congratulations!”, la Fondazione Helmsley ha approvato il finanziamento delle attrezzature mancanti per completare l’allestimento dell’ospedale. Che felicità! E solo due giorni dopo, ecco la tanto attesa PEC dall’ufficio cooperazione allo sviluppo dell’Emilia Romagna: il progetto di meccanizzazione della trebbiatura e di sperimentazione di semi autoctoni per l’alimentazione delle vacche da latte è stato finanziato!
Quindi non c’è tempo da perdere, è già ora di rifare le valigie per Adwa.
Carolina verrà a documentare tutto (trovate già qui le sue foto) e a preparare contenuti speciali per tutti voi. Porterà un’amica dentista, Roberta, che da tempo desidera provare questa esperienza. Prenotiamo i voli, aggregandoci al gruppo di volontari in partenza per supportare l’ospedale: l’ostetrica Luciana e l’infermiera Nadia, assieme alla figlia Vicky che sta terminando gli studi in medicina; la dottoressa Marina, che mancava da Adwa da otto anni ed ha trovato qualche giorno di ferie per venire ad aiutare; Carlo e Guido (psicologo) faranno comunità dei Memores Domini con Giovanni e accompagnano per la prima volta Cecilia, infermiera con tantissimi anni di esperienza nella formazione e nel coordinamento: non ce la lasceremo scappare per avviare la scuola infermieri!
Leda non è potuta venire questa volta, sentiamo già la sua mancanza, perciò dico a Carolina che, in quanto detentrice del record di viaggi ad Adwa, tocca a lei coordinare il gruppo. Suor Laura, appena rientrata dopo un paio di mesi di riposo da un piccolo intervento, sarà molto occupata nel riprendere a mano tante questioni sospese.
Arriviamo ad Adwa senza sapere che il 26 settembre è proprio la vigilia di Meskel, la festa religiosa dell'”Esaltazione della Croce” nel calendario giuliano etiope. Avremo l’opportunità di assistere alla cerimonia del rogo della croce. Ci spiegano che coincide con la fine della stagione delle piogge. Secondo la tradizione, se la croce cadrà in una certa direzione, il raccolto sarà buono. Mi ricorda un po’ il falò del “vecchione” nelle nostre campagne. Hanno preparato una grande pira al centro del campo da calcio della missione, su cui troneggia una piccola croce altissima. Man mano che cala la sera, arrivano i ragazzi della scuola, le famiglie, insegnanti e lavoratori accolti dalle salesiane. Per noi è l’occasione di rivedere tanti volti amici: che festa, che abbracci!
(Meglio che non vi dica da che parte è caduta la croce… siete scaramantici?)
Il giorno successivo è festa nazionale, la scuola è chiusa e l’ospedale è semi-deserto.
Antonio ed Alberto, che dirigono il cantiere, ci fanno da guide tra la prima ala operativa e quella in fase di ultimazione. Mentre bighelloniamo chiedendoci come renderci utili, approdiamo davanti all’ambulatorio dentistico e ci troviamo a sorpresa una fila di pazienti in attesa. Nonostante la festività, Sister Pauline era riuscita ad organizzare tutto: gli annunci pubblici dell’apertura del servizio, le prenotazioni, le infermiere assistenti pronte col camice. Roberta corre a cambiarsi e viene catapultata in brevissimo tempo nello studio dentistico. Si è portata dall’Italia (in parte a sue spese, in parte donate dai fornitori – grazie di cuore!) l’occorrente per le anestesie, spazzolini e campioni di dentifrici per insegnare l’igiene orale, ed altri materiali consigliati da Rino e Matteo, che hanno tanti anni di esperienza in missione ad Adwa. Purtroppo, dopo l’ultimo viaggio dei volontari italiani, l’ambulatorio era rimasto chiuso per mesi, poichè l’accordo con l’odontoiatra etiope non è più stata autorizzata della sanità pubblica.
Arrivano pazienti con denti cariati fino alla radice, ascessi in corso dolorosissimi, gengive talmente debilitate da non poter essere operate se non sfiammate. Un bambino di 7 anni aveva tutti gli incisivi da latte completamente cariati, ma non cadevano a causa di radici molto profonde. E se non avesse i denti definitivi sotto? Al momento non è possibile fare una panoramica, l’unica scelta possibile è estrarglieli mentre la madre piange preoccupata… che decisioni difficili da prendere sapendo di non poter seguire questi casi con continuità… Ci diciamo che sarebbe molto bello fare prevenzione coi bambini insegnando l’uso dello spazzolino, vedremo se nei prossimi giorni riusciremo ad organizzare qualcosa.
D’altra parte, in questi giorni mi sto rendendo conto di quanto anche noi farengi abbiamo bisogno delle persone della Missione: “Johnatan mi procuri una SIM etiope per potermi connettere? Ci pensi tu a cambiarmi i soldi? Salamawit, mi tosti il caffè? Mi procuri tu le papaie al mercato, che io non so riconoscere quali sono mature? Poi a me fregano sempre sul prezzo e sul peso”. E loro, con enorme pazienza, incredibile memoria e grande disponibilità, ci accontentano e ci coccolano tutti noi, poveri europei con sguardo perso a cercare campo col cellulare e contare birr che non bastano mai per procacciare i prodotti locali da portare a casa. Marina mi rivela la frase che l’ha colpita di più di suor Laura in questi giorni: “Quando hai bisogno di staccare, vieni qui, prenditi una settimana per te”. La semplicità della vita qui è un toccasana, la bellezza, l’accoglienza, la riconoscenza delle persone toccano il cuore. La gioia di potersi sentire utili, da volontari qui o da donatori da casa, scalda l’anima, motiva il nostro agire, ci fa sentire fratelli.
… Non siamo forse noi che abbiamo bisogno di Adwa?!