Diario di viaggio di Silvia 2024 #2 – Maternità e pediatria

Diario di viaggio di Silvia 2024 #2 – Maternità e pediatria

Al mio arrivo ad Adwa ritrovo alcuni amici sanitari con cui ho condiviso altre esperienze e volontari nuovi.

A colazione incrocio Mario (Atzeni), il pediatra di Piombino alla sua terza esperienza. Mi invita subito a raggiungerlo nel reparto di terapia intensiva neonatale: sta per fare una trasfusione ad un neonato in grande sofferenza.

Quando vado a cercarlo, mi perdo tra salite esterne e corridoi interni… un po’ perché ho il senso dell’orientamento quasi inesistente malgrado decenni di scoutismo, un po’ perché la missione e l’ospedale contano su spazi davvero grandi! Fortunatamente ritrovo alcuni di punti di riferimento grazie alle foto di Carolina, che conosco quasi a memoria. Entro nel reparto N.I.C.U. Ho paura di contaminare l’ambiente sterile coi miei vestiti e scarpe, Mario mi procura un camice (che ovviamente mi metto a rovescio) e la mascherina. Sono pronta a fare foto e raccogliere informazioni sui piccoli pazienti. Ma quando sono lì e li vedo nelle incubatrici, vorrei tanto proteggere il loro diritto alla riservatezza. Tubicini che escono dappertutto, medicazioni ancora fresche, il pancino che sale e scende ad un ritmo innaturale. Mario si fa molto serio, sta facendo partire la trasfusione ma l’infermiera locale inavvertitamente fa passare il sondino attraverso uno sportello che lo schiaccerebbe, per cui le viene mostrato come sistemarlo. I suoni del monitoraggio dei parametri mi allarmano, capisco che il piccolo è in pericolo di vita, preferisco allontanarmi per non essere d’intralcio, ma anche per evitare di vedere una vita che se ne va sotto i miei occhi. Poi l’allarme si spegne, tiro un sospiro di sollievo, il dottore torna a farmi da guida al reparto. Mi racconta le storie cliniche dei piccoli pazienti: questo più a rischio è nato con dieci settimane di anticipo, non ha ancora i polmoni sviluppati, la sua mamma ha già avuto due precedenti parti prematuri ed entrambi i figli sono morti poco dopo. È davvero sconsolata, anche questo non ha molte speranze di farcela.

Fortunatamente gli altri due neonati prematuri in terapia intensiva stanno crescendo, uno dei due presto potrebbe uscire con la mamma. Le infermiere hanno provato ad attaccarlo al seno, malgrado la madre abbia ammesso che vorrebbe abbandonarlo in ospedale, stanno cercando di farla affezionare al bambino.
Il Mario uomo mi confessa che la prima volta in cui ad Adwa gli è morto un neonato per mancanza di alcuni sofisticati macchinari o possibilità di intervento, si è sentito inutile, impotente. Ma suor Laura lo ha redarguito per farlo reagire: “Vorresti essere come Dio? Decidere tu per la vita o per la morte? Fai quello che è nelle tue possibilità, poi affidati al buon Dio, metti questi piccoli nelle Sue mani…”.
Il Mario pediatra commenta il livello di preparazione e l’attitudine mostrata dal personale: ha visto infermiere felici di imparare, di scoprire tutte le potenzialità delle attrezzature a disposizione, di riorganizzare gli armadi dei farmaci e dispositivi in modo da trovare tutto il necessario rapidamente. Le due infermiere che da mesi si stanno occupando dei piccoli Mario e Michele – abbandonati in ospedale – sono davvero brave, di cuore, affezionate. Una di loro aveva pensato di adottarli, ma il compagno non ha voluto.

Il padre naturale (vedovo) del piccolo Mario è passato per salutarlo qualche giorno fa. Ricordate la sua storia? Vive in un villaggio sperduto, a ore di strada da Adwa. Quando gli hanno presentato il dott. Mario, che lo ha salvato e sta provvedendo al suo mantenimento, si è commosso e lo ha abbracciato. Poi però ha chiesto di poter affidare alle salesiane anche le altre due figlie: continuano ad essere in uno stato di grave indigenza, le bambine soffrono la fame e non hanno la possibilità di frequentare la scuola poiché troppo lontana. Forse suor Laura ha trovato una mamma affidataria che rinuncerebbe temporaneamente al lavoro per accudirli tutti.

mario e michele4

Parlo con Luciana, la bravissima ostetrica che avevo già conosciuto nel 2019 coi capelli rosa, che ora è in pensione e si può fermare un mese intero ad affiancare il personale etiope. Mi racconta che è rimasta piacevolmente colpita da due ostetrici, il capo servizio ed una collega, che si stanno dimostrando competenti e responsabili. Rileva però che altre hanno un po’ di lacune nella preparazione specialistica. E mancano di empatia, di propensione al prendersi cura delle donne nei momenti più difficili del travaglio e del parto. Le stesse pazienti hanno una sopportazione del dolore ed un contenimento incredibile per noi italiani.

Suor Pauline, la caposala keniota, missionaria del Cottolengo, coordina  dalla prima ora il personale infermieristico dell’ospedale. Ci spiega che il livello di preparazione è molto diverso tra chi ha frequentato la scuola del capoluogo regionale e chi si è diplomato nella piccola scuola privata. Purtroppo il secondo gruppo è molto impreparato, ma non è semplice sostuirlo o formarlo se mancano le basi.

Suor Laura rimarca l’importanza di progettare una scuola infermieri nostra, ora che il governo è pronto ad accreditarci come “teaching hospital” potremmo i 3-4 anni avere i primi laureati partendo dai diplomati della scuola Kidane Mehret. Sapete, quando Sister sogna, sogna sempre in grande. E non perde mai tempo… ha già pensato a tutto… riuscire a stare al suo passo è un problema nostro!

Marina e Nadia, le nuove energiche infermiere volontarie trevigiane, non si perdono d’animo: si sono subito rimboccato le maniche e trovato il modo di superare le barriere linguistiche. Facendo insieme, affiancando, correggendo, dando il buon esempio, stanno introducendo ogni giorno una piccola nuova regola organizzativa per migliorare il servizio ai pazienti del Kidane Mehret.

Hanno mobilitato la squadra di Alberto per allestire un nuovo armadio in ogni reparto e creare le postazioni infermieristiche di piano. E vedeste come bacchettano le colleghe etiopi se ogni mattina c’è qualcosa fuori posto! Siamo fiduciosi che le più volenterose e laboriose diventeranno un traino per le altre!