TREGUA O PACE VERA IN TIGRAY?

TREGUA O PACE VERA IN TIGRAY?

Il 2 novembre 2022, nel 2° anniversario di guerra, con la mediazione dell’Unione Africana, è stato firmato a Pretoria l’accordo sulla fine permanente delle ostilità nel nord Etiopia. Il rappresentante del Tigray ha ammesso che sono state fatte “dolorose concessioni” ed ha ricordato che “il livello di distruzione è immenso”

Il 12 novembre i capi dei due eserciti contendenti hanno sottoscritto a Nairobi una tabella di marcia per il disarmo dei combattenti tigrini ed il riconoscimento di un unico stato federale. Hanno sottoscritto un documento dal titolo “Dichiarazione dei comandanti maggiori sulle modalità per l’implementazione dell’accordo per una pace duratura per mezzo della cessazione permanente delle ostilità“, di cui potete leggere l’originale sul sito di Focus on Africa qui

Tuttavia è noto che altre milizie regionali di Afar e Amhara sono intervenute a supporto dell’esercito federale. Ancor più rilevante l’alleanza con l’Eritrea che, dalla guerra di confine del 1998-2000, ha coltivato un forte risentimento. Nessun rappresentante di queste parti in causa ha però partecipato ai negoziati di pace di Nairobi. Il Tplf ed i reportage della Tigray TV testimoniano che i militari eritrei continuano a commettere crimini contro la popolazione civile, anche vicino ad Adwa. L’intesa del 12/11 prevede infine l’impegno di Addis Abeba a riprendere il libero accesso agli aiuti umanitari e il ripristino di comunicazioni e servizi sociali di base. Dopo un blocco totale in corso da agosto, la prima consegna di aiuti internazionali ha raggiunto la capitale Macallè. Ma nelle zone periferiche, dove ancora si combatte, non arriva nulla: né aiuti, né servizi, né telecomunicazioni.

Restano tanti interrogativi: deporranno le armi anche le altre milizie armate coinvolte nel conflitto? Ci saranno modifiche nei confini? Come e da chi verranno giudicati i crimini di guerra commessi? Quando finiranno le violenze e le deprivazioni nelle zone più periferiche come Adwa?!

Speriamo con tutto il cuore che alle parole seguano i fatti, che finisca ogni forma di violenza, che si faciliti davvero l’accesso degli aiuti umanitari, contrariamente a quanto fatto da agosto ad oggi.

Condividiamo un approfondimento di Limes sulla situazione attuale: