08 Set La situazione post bellica nel nord Etiopia
Nella regione del Tigray, ad esclusione della parte occidentale e nelle zone di confine, negli ultimi mesi sono stati riattivati i servizi essenziali negati per oltre due anni. I dipendenti pubblici hanno finalmente ricominciato a ricevere lo stipendio statale; le banche gradualmente hanno ripreso a funzionare, malgrado ci sia cronica carenza di contanti. Alcune scuole sono state riaperte, costringendo gli alunni a sostenere in giugno gli esami statali nonostante la lunga assenza dalle lezioni. Molti ragazzi e ragazze mancano all’appello, chi perché non è mai tornato dal fronte di guerra, chi perché ha forzatamente cominciato a lavorare e rinunciato ad ottenere un titolo di studio.
Ad aprile, l’85% delle scuole risultava danneggiato, distrutto o inagibile. Molte strutture sono tuttora occupate dai profughi: non è possibile rientrare nei territori contesi e ancora controllati da milizie amhara ed eritree, ove perpetuano violenze sulla popolazione di etnia tigrina.
In maggio c’è stato un nuovo aggravamento della situazione umanitaria: il Programma Alimentare Mondiale e quello statunitense hanno scoperto ruberie e gravi frodi nella distribuzione degli aiuti alimentari ed hanno bloccato la consegna in tutta l’Etiopia. Questo ha nuovamente ridotto alla fame i 4,5 milioni di profughi su scala nazionale ed i popoli del sud piegati dalla carestia.
Il mancato disarmo delle milizie Fano dopo gli accordi di cessate il fuoco ha recentemente portato a nuovi scontri e alla dichiarazione di stato di emergenza nella regione Amhara. La situazione politica in generale non è quindi ancora stabile.
Mappa dell’occupazione militare Regione Tigray
Fonte: Twitter @Goyteom Gebreegziabher – UMD Media