Nuovi aiuti dall’Italia all’Etiopia?

Nuovi aiuti dall’Italia all’Etiopia?

Lo scorso 6 febbraio 2023 il Primo Ministro italiano Meloni ha incontrato a Roma l’omologo etiope Abyi Ahmed Ali.

In un clima di grande cordialità e sintonia, la premier italiana ha evidenziato l’impegno del Governo nel sostenere l’Etiopia nello sviluppo industriale, formativo, energetico e nell’ambito della difesa. Concretamente, ha quantificato in 140 milioni di euro gli aiuti (40 come donazioni, 100 come credito) ed altri 42 milioni di investimenti  che verranno stanziati nel corso del triennio.

Meloni ha ricordato la firma dell’accordo di cessazione delle ostilità in Tigray come un passaggio apprezzato ed importante.

In conferenza stampa non ha menzionato però le conseguenze della guerra appena conclusa (fame, morti per malattie non curate oltre che per armi da fuoco e bombardamenti, stupri, distruzioni…) né l’importanza di fare giustizia per i crimini contro l’umanità commessi. Ci auguriamo di cuore che lo abbia fatto in separata sede, in quanto donna e rappresentante della nostra Repubblica.

Così come nutriamo speranza nel Presidente Mattarella, che ha incontrato la delegazione etiope nello stesso giorno. Il Presidente infatti conosce l’opera della missione salesiana di Adwa, tanto da aver riconosciuto il Cavalierato a suor Laura Girotto nel 2016. I ministri italiani presenti si sono impegnati in un piano di investimenti sulle infrastrutture idriche nelle zone colpite da siccità, legate alle coltivazioni di tè, caffè e altri prodotti “coloniali” che l’Italia importa dal Corno d’Africa.

Sugli accordi nell’ambito della Difesa, Tommasin su Focus on Africa ricorda gli accordi bilaterali sottoscritti dal precedente Ministro alla vigilia della guerra e le interrogazioni parlamentari per chiarire le sospensioni delle forniture di armamenti (leggi qui).

Condividiamo appieno il commento di Paolo Lambruschi (uno dei pochi giornalisti che ha mantenuto l’attenzione accesa nei due anni di guerra in Tigray) su Avvenire :

“L’Italia può offrire finalmente, dopo due anni di sostanziale mutismo, un contributo serio alla pace anche premendo sul governo di Abiy, come già fatto dalla Ue, perché le truppe eritree escano definitivamente dal suolo tigrino (…).

La seconda cosa per rendere l’Italia partner “privilegiato” della regione, come auspica la premier italiana, è favorire l’operazione verità della Commissione dell’Onu sui crimini di guerra commessi dai belligeranti nell’Etiopia settentrionale (…).

Infine, l’Italia deve continuare ad avere una chiara ’agenda di pace. Il maxi-sequestro operato dalla Finanza nel porto di Genova il 23 gennaio di macchinari per la produzione di armi diretti in Etiopia, violando la risoluzione del Parlamento europeo, è inquietante. L’Italia ha riattivato l’accordo di cooperazione nel settore degli armamenti con l’Etiopia che con la guerra civile era stato sospeso. Chiediamo che, invece, nel “piano Mattei” trovino cittadinanza le parole pronunciate domenica dal Papa di ritorno dal Sud Sudan: « La vendita delle armi è la peste più grande. Senza vendere armi per un anno finirebbe la fame nel mondo».”

Desideriamo però condividere anche collaborazioni importanti in corso con la Cooperazione Internazionale (con progetti di aiuto alimentare ed agricolo sostenuti dalla Regione Emilia Romagna in collaborazione anche con Fondazione Butterfly), con i preziosi uomini e donne che rappresentano l’Italia ad Addis Abeba e che in questi anni hanno protetto nel silenzio le attività della Missione Kidane Mehret e le persone che vi operano, nonchè nuovi contatti con i ministeri federali etiopi per collaborare nell’assistenza sanitaria e nella ripresa dei servizi educativi in Tigray.

E’ giusto valorizzare anche le azioni positive di chi ha ruoli diplomatici e politici in Italia ed in Etiopia, che lavora per salvare e per restituire una vita dignitosa alla martoriata popolazione del nord Etiopia. Grazie di cuore a chi si è speso e si sta spendendo in tal senso.