Il PassaParola è arrivato fino in Lussemburgo. Intervista a Suor Laura Girotto

laura

Il PassaParola è arrivato fino in Lussemburgo. Intervista a Suor Laura Girotto

laura«C’è un ospedale in costruzione – dice- ma a causa della crisi mancano i fondi». INTERVISTA A SUOR LAURA GIROTTO.

“Ora, a 70 anni, dico che è stata la scelta giusta. Perchè ho avuto una vita molto varia: sono stata missionaria in parecchi posti. Una vita molto piena, di sicuro non facile ma felice sì.”

L’intera intervista su www.passaparola.info

Nel suo viaggio a Lussemburgo per ricercare fondi Suor Laura Girotto ha incontrato anche Paola Cairo, giornalista del “Passaparola” l’unico quotidiano mensile italiano del Granducato di Lussemburgo, la quale ha scritto un interessante articolo, ricco ed esauriente!

Di seguito sono riportate alcune parti dell’intervista. Per leggerla tutta cliccare qui

A partire da quella tenda cosa è successo?

“Io ho cominciato a lavorare da quella tenda. Il primo oratorio l’ho fatto lì. Il primo contatto con le donne l’ho fatto con una ragazzina che doveva partorire e ha partorito nella mia tenda. Quindi, il contatto con la gente è stato ideale perchè mi hanno vista come una di loro. Io vivevo accampata come loro, cercando di sopravvivere come loro. Non mi hanno sentita distante, o straniera. O pelle bianca. I bambini sono subito venuti mi hanno preso per mano e sono diventata una di loro. Mi hanno insegnato tante cose, sia loro che le donne”

Mi parli del ruolo delle donne ad Adwa

…”E’ veramente necessario intervenire sulle donne. Quando io incontro le ragazze loro mi dicono: «Sister,l’aids mi ammazza in 10 anni, la fame in 1 mese…Lei mi dà un lavoro?». Noi abbiamo moltissime donne a cui offriamo un lavoro”… Inoltre, 138 persone stipendiate a contratto regolare: insegnanti, assistenti, segretari”.

Cos’è la scuola di avviamento al lavoro?

“Noi abbiamo una scuola con 1500 ragazzi che va dalla materna alle superiori compresi i due anni preparatori per l’università e la scuola di avviamento al lavoro è scuola tecnica e scuola professionale. Abbiamo reparti di taglio e cucito, confezioni, modellistica, maglieria, ricamo, tipografia (…) che prende ordini. Sono tutte iniziative che ci permettono – oltre a dare una formazione professionale – anche l’autonomia locale per la scuola. Perchè l’obiettivo è essere autonome in loco. (…)Abbiamo un gruppo di specializzate che sono fisse e che lavorano e insegnano”.

alt

Mi piacerebbe approfondire il tema dell’Università. Questi ragazzi arrivano alla laurea?

“Tutti i nostri ragazzi si laureano. Il sistema universitario in Etiopia è gestito dal governo. I ragazzi devono raggiungere un certo livello di risultati e su quei punteggi sono destinati alle varie facoltà ma la scelta è del governo. E’ il secondo anno che i nostri ragazzi hanno accesso all’università e fanno scintille.(…) Il punto è questo: in Etiopia c’è talmente tanta povertà che la gente vuole scappare. Il nostro scopo è quello di creare condizioni di vita tali che non abbiano più la necessità di scappare per sopravvivere.(…)”

alt

Qual è lo scopo del suo viaggio in Lussemburgo?

“Abbiamo cominciato a costruire un ospedale per donne e bambini soprattutto perchè la condizione sanitaria è disperata. Noi abbiamo perso in 20 anni il 13% dei nostri allievi che sono morti per ragioni assurde. (…)Abbiamo deciso di costruire un ospedale che garantisca una medicina di base: 200 letti per una possibile utenza di 1 milione di pazienti. Abbiamo fatto un progetto e trovato i fondi.

Un milione è stato raccolto tramite volontari, gli amici di Adwa e 2 milioni ci erano stati donati dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) dall’8 X mille che i cattolici hanno versato. Poi è arrivato il terremoto in Emilia che ha colpito la zona dove noi lavoriamo, dove è nato  tutto il movimento della missione e dove anche le realtà industriali –  che sono stati i nostri principali benefattori hanno perso fabbriche, lavoro e addirittura hanno avuto dipendenti deceduti – sono in crisi.

Quindi, questo è stato un colpo tremendo. Con la crisi anche la Conferenza Episcopale mi ha detto: «Guardi suor Laura, noi le avevamo promesso 1 milione e 200 mila euro. Dovevamo darle l’ultima tranche di 800mila + un altro milione ma non riusciamo a darglieli perchè dobbiamo rispondere alle esigenze immediate del territorio, adesso”. Sono diminuite anche le donazioni.

alt

Ma nel frattempo io ho iniziato a costruire con un’impresa del luogo con la quale ho firmato un contratto legale, quindi, i lavori sono iniziati. Il capitale investito finora andrebbe totalmente perso e non so come riusciremo a far fronte a questa emergenza.

Noi non ci sogniamo di ricevere l’equivalente che la CEI doveva darci quindi 1 milione e 800mila su due piedi ma almeno quel tanto che ci permetta di fare piccoli passi e non chiudere l’impresa e rimandarla via. Invece di 2 o 3 anni, magari  ce ne metteremo 6 ma dobbiamo continuare. Stiamo cercando di estendere questa rete capillare di piccoli aiuti.

Tante gocce fanno gli oceani.”

L’intero articolo su:http://www.passaparola.info/2012/12/11/laura-girotto-amici-adwa-etiopia/