13 Set Lasciti solidali: la storia di Fortunata
Fortunata: un nome speciale, un’amica che non l’ha mai abbandonata, una storia che abbiamo scoperto aprendo la valigia dei suoi ricordi.
Fortunata è nata nel 1933, anno XI dell’era fascista. Le copertine delle pagelle di scuola, oltre alle sue promozioni alle classi successive, riportano progressivamente le nuove conquiste coloniali sulla mappa del Mediterraneo, fino alla lontana Etiopia.
Suo papà scriveva lettere dalla Germania, dove lavorava a cottimo per mandare a casa i soldi e fare studiare lei e la sorella.
Dopo la guerra, Fortunata ha ottenuto la licenza professionale commerciale, trovando lavoro in un’azienda di commercio di tessuti: ha conservato una bellissima pergamena coi saluti affettuosi a firma di tutti i colleghi.
Sapeva inoltre confezionare maglie e fare lavori di sartoria, poiché è stata questa competenza, oltre a quella fede e vicinanza alla Chiesa che traspare dai suoi libri di preghiere e foto ricordo nei santuari, che ha messo suor Laura sulla sua strada. E così, accanto alle foto di famiglia, Fortunata ha cominciato ad incorniciare anche le foto della bambina di Adwa che ha scelto di aiutare a crescere tramite l’adozione a distanza.
Finché un giorno ci ha chiamato un’amica della signora, avvisandoci che aveva avuto gravi problemi di salute ma desiderava comunque proseguire nell’aiuto. Nel 2019 ha infatti scritto a suor Laura: “circa vent’anni fa ho avuto il piacere di incontrarLa quando è venuta a casa mia, perché aveva necessità di qualche maglia. Da allora ho iniziato a fare qualche lavoro e varie offerte per i bambini. Poi ho iniziato l’adozione a distanza, ma recentemente ho dovuto interrompere a causa di un ictus cerebrale che mi ha colpito la parte destra della persona (…). Pertanto anziché mensilmente, ho fatto testamento a Vostro nome”.
Questa lettera, arrivata nella sede di Cento, ci ha colpito molto. L’abbiamo subito condivisa con suor Laura, che le ha risposto con parole speciali:
“Carissima Fortunata, (…) il suo dono è tanto più prezioso vista la sua personale situazione di malattia e dolore. Ricordarsi di altre persone povere in condizioni come la sua è segno di grandissimo cuore, di animo nobile che non si chiude sul proprio piccolo mondo, che è spalancato come quello di Don Bosco “…grande quanto la sabbia che copre l’arena del mare”. O meglio, come quello di Gesù che “ci ha amati fino a morire sulla croce”.
La sua croce, Fortunata è la malattia che le impedisce i movimenti, è la carrozzina su cui è costretta a muoversi assistita da altri. Ma è la stessa croce di Gesù, in forma diversa forse, ma uguale. Lei è una vera cristiana, una persona forte che continua a tenere cuore e occhi e braccia spalancate sul dolore del mondo. Tutti i punti delle maglie che ha lavorato nella sua vita di brava maglierista (vesto ancora oggi i pullover di cotone che lei ha fatto), sono trasformati in offerta gradita a Dio e ne riceverà ricompensa in Paradiso. Ricorda che avrei voluto che lei venisse alla mia missione a insegnare maglieria alle ragazze? Un sogno mai realizzato, ma che il Signore ha di sicuro trasformato in doni di Grazia per lei e per i nostri poveri.
Che Dio la possa benedire sempre Fortunata!”
L’amica di Fortunata l’ha assistita fino alla fine, perseverando nel realizzare il suo desiderio di aiuto ai bambini assistiti dalle salesiane ad Adwa. Ed è riuscita nel suo intento. Grazie di cuore!

Il ricordo di Luigi: “Fortunata non ha lasciato orfani, la sua solidarietà continua”
Luigi è la persona che si è occupata per Amici di Adwa di eseguire le volontà testamentarie di Fortunata. E’ stata la prima persona, insieme al notaio, a entrare nella casa: proprio come era stata lasciata.
“Si intravedeva la sua cura: nell’effettuare l’inventario abbiamo notato un grande rispetto e attenzione non solo per i propri oggetti e la propria dimora, ma anche per le altre persone. Abbiamo percepito come la sua vita fosse aperta agli altri, con i suoi lavori di cucito, e la presenza nei mercatini parrocchiali.”
Eseguendo le volontà di Fortunata, Luigi è entrato in contatto con un mondo a lui nuovo. “Un mondo che meritava rispetto e continuità: il mio compito era far sì che tutto potesse avere un seguito, per avere nuova vita. Nessuno dei suoi oggetti è stato abbandonato, e come da lei richiesto siamo riusciti a mandare ad Adwa tanto del suo materiale, in particolare quanto riguarda il cucito.”
Una storia che ha piano piano conquistato anche Luigi stesso. “Mi è sembrato di conoscerla attraverso la sua casa: anche se dopo la sua scomparsa, mi è sembrato di aver creato un legame con lei.”
Questo ha portato Luigi ad una riflessione, che vogliamo condividere con voi. “Il lascito ci fa entrare nelle dinamiche del dopo, al di là del limite della nostra vita. Chi è stato adottato da Fortunata, non è rimasto orfano: questa storia di solidarietà può continuare.“
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