Aggiornamenti sul Tigray giugno-luglio 2022

Aggiornamenti sul Tigray giugno-luglio 2022

In maggio, ancora una volta, abbiamo sperato che la situazione fosse a un punto di svolta verso la via della pace. Un miracolo che non si realizza anzi, in Etiopia l’inflazione galoppa al 35%, il Birr si è svalutato talmente tanto che è impossibile acquistare in dollari dai paesi arabi. Ora per avere qualche costosissimo litro di carburante anche ad Addis Abeba bisogna stare in fila tutta la notte.

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Nel mondo globalizzato in cui viviamo, ormai sappiamo che siamo tutti sulla stessa barca.

Abbiamo capito bene cosa significa tenere in ostaggio scorte alimentari come arma di guerra. Abbiamo visto nei telegiornali come alcuni rappresentanti politici delle parti in conflitto siano capaci di negare i fatti documentati nei report sui crimini di guerra, nel nord come nel sud del Mondo, ad est come ad ovest.

Alcuni problemi ci accomunano ai nostri fratelli africani: i prezzi alle stelle di benzina e grano si ripercuotono su tutta l’economia e riducono il nostro potere d’acquisto.

Malgrado in giugno siano arrivati un certo numero di convogli umanitari con cibo e medicine a Mekelle, le cisterne con il carburante sono state per lo più bloccate dai federali con l’accusa di supportare i ribelli, così ancora una volta gli aiuti non sono potuti arrivare nelle zone più periferiche. Il servizio dell’energia elettrica è stato ripristinato dopo circa tre settimane di sospensione.

Le ritorsioni su base etnica ed i combattimenti per il controllo sulle zone di confine continuano su più fronti. I reclutamenti forzati in Etiopia ed Eritrea coinvolgono anche i ragazzini di 14 anni.

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Da indagini risulta che ci siano  campi di detenzione nel sud dell’ Etiopia dove più di 3000 tigrini sono ammassati in 18 celle.

Consulta l’inchiesta sul sito di REUTERS

Non è stata sufficiente la forte raccomandazione del rappresentante UE in visita in Etiopia lo scorso 20-21 giugno, né la sospensione del sostegno europeo al bilancio dell’Etiopia per un valore di 88 milioni di euro per sbloccare l’accesso di aiuti umanitari, servizi bancari e telecomunicazioni.

“Non vedo il motivo per mantenere in vigore il blocco dei servizi bancari, dell’elettricità e delle telecomunicazioni”, ha affermato il commissario Janez Lenarčič, aggiungendo che il blocco parziale della regione del Tigray sta ostacolando gli sforzi umanitari mentre 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuti dopo 19 mesi di conflitto”

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