Articolo testimonianza del dott. Fredy Suter su L’Eco di Bergamo

Articolo testimonianza del dott. Fredy Suter su L’Eco di Bergamo

IN ETIOPIA CON LE ARMI DELLA SOLIDARIETA’

Fredy Suter, per dodici anni primario delle Malattie infettive dell’Ospedale di Bergamo, racconta il suo incontro con suor Laura Girotto e la sua esperienza di volontariato ad Adwa.

 


 

Nella mia vita sono stato sempre fortunato: ho potuto fare il medico come desideravo e ho sempre amato il mio lavoro.

Quando è così, il lavoro non ti pesa e non ti affatica mai troppo; l’ospedale diventa una seconda casa e ci vai volentieri. Come medico ho avuto esperienze diverse, oltre ai cinquanta anni passati in corsia, mi  sono “divertito” lavorando anche sulle navi, nei villaggi di vacanza, nei rifugi, nelle scuole di sci… Mia moglie Donatella, forte e insieme dolce e raffinata, e’ morta quasi all’improvviso qualche mese fa. E’ una perdita dolorosa, ma voglio considerare che abbiamo vissuto insieme per cinquantadue anni, con alti e bassi, “gustando” sempre i momenti  belli della vita. Possiamo pretendere di piu? Non  credo. Di fatto non si e’ mai opposta in modo deciso ai miei progetti e  credo che si sia resa conto che in fondo cercavo solo di soddisfare alcuni sogni giovanili.

Non avevo mai realizzato il “SOGNO”  di poter lavorare in un ospedale africano. Ho avuto esperienze di sanità in Africa durante un viaggio in Zambia, solo come visitatore. Tutt’altro è lavorare in un ospedale.

Sono fortunato  – come  già detto -: qualche anno fa un amico, imprenditore lombardo, generosissimo, ex studente salesiano, mi ha accompagnato nella missione di Adwa (Etiopia). Così ho conosciuto suor Laura Girotto, salesiana, settantacinque anni, ideatrice, direttrice, mentore di tutto quello che e’ stato realizzato qui. Suor Laura è il capo, il motore, il passato e l’oggi della missione. Bisogna vederla al lavoro per capire l’intelligenza, la forza, il coraggio e la determinazione di questa donna speciale. A diciannove anni ha deciso di farsi monaca dopo aver lavorato come disegnatrice di moda; per trenta anni e’ poi stata insegnante di inglese, secondo il carisma dell’ordine. A cinquanta ha chiesto e ottenuto di venire in Africa come missionaria. E’ arrivata in Etiopia senza risorse, senza alloggio, vivendo all’inizio in una tenda sistemata nei pressi di una missione salesiana gestita da religiosi locali. Non era pensabile, a quei tempi, accogliere una donna in un convento maschile, Sulle vicende di Adwa si potrebbero scrivere libri; mi soffermo su alcuni punti significativi. In circa venticinque anni,, senza particolari supporti economici dalla sua congregazione, suor Laura e’ riuscita a costruire una scuola che accoglie oggi piu’ di mille allievi, dal nido alle scuole superiori. La qualità della scuola è eccellente e, dopo molti docenti stranieri, negli ultimi anni ha un preside e circa 40 insegnanti etiopi. L’educazione è severa, rigorosa e si occupa di persone e non solo di insegnamento. Ci manderei volentieri i miei nipoti Alberto e Isabella! La preparazione e’di cosi’ alto livello che moltissimi ragazzi riescono ad accedere all’universita’, qui gratuita ed esclusivamente per merito. Il sogno di suor Laura è che i suoi alunni migliori possano far parte di una classe dirigente, capace, in futuro, di promuovere  una gestione democratica del Paese. Oltre alla scuola tradizionale ci sono corsi professionali di cucito di sartoria, di tessitura e di informatica. La missione assiste inoltre mille bimbi “adottati a distanza”, il che significa dare un supporto vitale a mille famiglie nei  dintorni.

I bimbi orfani o disabili. sono stati spesso adottati legalmente da suor Laura, che li gestisce con un affetto speciale. Non meno di 70 sono i figli adottati nel tempo. ”Come è possible – dice la suora – che io monaca abbia più figli di tutti gli altri”? Ne parla poco, ma va molto fiera della sua maternita’. A fronte di stipendi da fame, di poverta’ inimmaginabile, di assenza assoluta di futuro, la missione e’ diventata negli anni il simbolo di una nuova Africa, oggetto di solidarieta’e di sostegno dei diritti umani minimi, diritti qui calpestati e ignorati. Non paga della educazione scolastica suor Laura, i collaboratori di una vita e l’amico imprenditore hanno deciso, qualche anno fa, di costruire  un nuovo ospedale moderno, di impronta occidentale. Tralascio di dirvi dell’ospedale pubblico: è peggio di tutto quello che si possa immaginare. Si finira’ l’ospedale -prevedo nei prossimi due anni- ma non e’ chiaro ancora come  riuscire a finanziare la gestione ordinaria dell’ospedale, conservando servizi di alta qualità. Se si è riusciti a  mantenere la scuola ad alti livelli con personale locale, si spera che si possa fare qualcosa di simile anche  per l’ospedale.

E io che c’entro? E’ semplice,  due settimane fa  sono venuto a dare una mano nel  nuovo ospedale: vi restero’ per almeno 2 mesi, giusto il tempo per ambientarmi e contribuire all’organizzazione del lavoro. La scomparsa di mia moglie e la voglia di ritrovare motivazioni  sono stati determinanti per la mia scelta. A tempo perso ho provato ad allestire una chat con i miei moltissimi amici (sono fortunato!). In tanti, tantissimi mi hanno risposto assicurandomi  sostegno e stimoli  Al punto che sarei tentato di creare un gruppo di Amici di Adwa a Bergamo. C’è anche chi mi attribuisce coraggio e meriti: ma quale merito ci puo’ assere nel fare una cosa che mi piace e mi dà gioia ?

 

Fredy Suter