Diario di viaggio di Silvia 3#2025

Diario di viaggio di Silvia 3#2025

Quando sei ad Adwa, anche le batoste prima o poi arrivano…

16 ottobre 2025

Stamattina andando a piedi negli uffici dell’ospedale, incrocio Suor Marjorie e suor Betty.

Suor Betty stava raccontando che in ospedale ha trovato il corpicino di un neonato morto, da seppellire. Purtroppo ieri notte ci sono stati cinque parti in contemporanea, proprio mentre era mancata la luce. Gli ostetrici e gli infermieri di turno si erano arrangiati con le pile dei cellulari, ma non era facile gestire tutto. Il gasolio scarseggia anche per i generatori. In quella situazione, una delle partorienti ha dato alla luce un piccolo che ha mostrato sintomi di sofferenza, probabilmente collegati al mancato monitoraggio delle ultime settimane di gravidanza e ad inalazione del meconio. Il personale non è riuscito a fare nulla per lui, i suoi polmoni non hanno retto. Mi hanno spiegato che le donne arrivano in ospedale solo alla fine del travaglio, per chi abita nei villaggi lontani è troppo costoso il trasporto in ospedale per i controlli prenatali. Per questo è più difficile prevenire rischi e complicazioni. In più, alcune di queste donne sono talmente povere che non sanno come sostenere il costo della sepoltura del neonato, per cui alle dimissioni dall’ospedale non lo portano via con sé.

La Miseria porta anche a questo.

Suor Marjorie ci dice che durante la guerra, di casi come questi ce ne sono stati tanti.

Per poter seppellire i corpicini nel loro cimitero cattolico, ha chiesto un’autorizzazione scritta al prete ortodosso, visto che la loro confessione lo impedirebbe.

Gli occhi stanchi di suor Marjorie mi comunicano che ha un altro peso intollerabile da condividere.

Mi chiede se ho saputo della bimba di una nostra collaboratrice per le pulizie. Non so ancora, ma forse preferirei non sapere…

E’ successo pochi giorni prima: questa cleaner doveva arrivare al lavoro in ospedale alle 7 di mattina. La sua bambina frequentava il primo anno della scuola elementare statale, con l’ingresso alle 8. Per arrivare puntuale, ha chiesto al guardiano della scuola di badare a lei nell’ora precedente. quando è tornata al pomeriggio a prendere la piccola, ha capito che era successo qualcosa. Una volta a casa, l’orribile verità è venuta a galla: l’uomo a cui l’aveva affidata ha abusato di lei.

 

Non ci sono parole.

 

Solo orrore.

 

L’unica magra consolazione è che la polizia locale si è mossa subito, il mostro è già in carcere. Le salesiane hanno deciso di accogliere la piccola nella loro scuola, anche se le classi erano già piene non potevano lasciare tornare la bambina in quella struttura…

La nostra missionaria scozzese ne ha vissute tante in questi anni… ma mi dice questa è una delle tragedie peggiori che ricordi…

Le chiedo se pensa che sia il caso di raccontare queste vicende agli amici in Italia. La sua risposta è netta: la gente deve sapere quello che succede qua. Ed ecco qui, non mi tiro indietro, mi perdonerete per la crudezza di questa testimonianza, non so trovare altre parole nè immagini adeguate da mostrarvi…

17 ottobre 2025

Distolgo la mente con questioni pratiche. Ho solo poche ore per sistemare le ultime beghe doganali via e-mail, cancellare i miei account e lasciare il pc portatile ad uso di un reparto per avviare il nuovo software per le cartelle cliniche… ma soprattutto per salutare – col magone – tutti.

Dovremo partire in auto alle 12.30 verso l’aeroporto di Axum, poi tre voli con lunghi scali. Mi dispiace sempre tanto lasciare Adwa. La sensazione costante è di non aver fatto abbastanza, di lasciare tanti problemi irrisolti.
Arriveranno gli aiuti promessi dal Ministero della Sanità per poter saldare gli stipendi del personale locale? Troveranno nuovi medici malgrado la consapevolezza che nel nostro ospedale bisogna lavorare duramente ed essere sempre disponibili? Sbloccheranno il container a Gibuti con le attrezzature indispensabili per completare gli impianti elettrici, informatici e delle nuove sale operatorie?

Suor Laura sta ripartendo per l’Italia per nuovi incontri istituzionali, ma so che lasciamo tutto in buone mani: Leda, ottima organizzatrice dei gruppi di volontari ma anche tuttofare amministrativa, che è corazzata per tenere testa a tutti; Antonio ed Alberto, che coordinano alla grande il cantiere; Giovanni, Cecilia e Vittorio, che hanno scelto di dedicare questa fase della loro vita alla missione mettendo a frutto le loro competenze agrarie, infermieristiche, tecnologiche; le suore del Cottolengo, infaticabili per salvare le vite dei più fragili.
Sta per arrivare un rinnovato team di volontari sanitari e amministrativi, in qualche settimana so che faranno un gran lavoro di formazione e di cura, ci conto tanto.

Voglio essere positiva, so che la bambina vittima di violenza ora potrà giocare ed imparare in un ambiente protetto, sono convinta che ampliando i servizi e le competenze potremo salvare sempre più neonati, ogni giorno faremo tutti insieme del nostro meglio per fare un passettino alla volta, per risolvere almeno uno dei tanti problemi, attivando tutti gli aiuti e le risorse possibili.

Little by little, ci siamo dette con suor Marjorie salutandoci… (nelle orecchie la canzone degli Oasis della mia adolescenza, quando il futuro sembrava spalancato).

Si è tanto raccomandata: “dì a tutti gli Amici di Adwa che siete sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere. Ringrazio il Cielo per la vostra presenza costante, per non averci mai abbandonate, per tutto quello che fate”.

Questo è per voi, Amici.

Grazie di cuore per essere arrivati fin qui.

Andiamo avanti insieme?

Vorremmo cominciare dall’assunzione di nuovi dottori etiopi. Voi potete fare tanto, oggi, subito, ognuno per le proprie possibilità:

GRAZIE A NOME DI TUTTA LA GENTE DI ADWA!