
31 Lug Tigray, la giustizia è ancora lontana
A novembre saranno tre anni dalla fine delle ostilità, ma siamo ancora lontani dal poter chiudere i conti e mettere una pietra sopra i sanguinosi eventi del conflitto svoltosi tra il 2020 e il 2022.
I segni, anche se talvolta invisibili, sono forti e indelebili.
Si tratta di messaggi che inneggiano al genocidio dell’etnia tigrina, facendo riferimento specifico ai conflitti già avvenuti tra Etiopia ed Eritrea nel 1998.
A questo orrore, si aggiunge la recente indagine di Medici Senza Frontiere, che ha documentato come l’uccisione di tre operatori umanitari avvenuta nel corso del conflitto fosse un episodio deliberato: un vero e proprio attacco a chi, da sempre, si spende per aiutare la popolazione locale vittima di guerre.
Niente di nuovo, a dire il vero: già nel 2024 il rapporto delle Nazioni Unite aveva confermato che, nel corso della guerra civile in Tigray, le violazioni del diritto internazionale sono state numerose, così come sono diversi i crimini contro l’umanità commessi nella regione: eppure, questi orrori sono ancora impuniti.
Il continuo dialogo e la collaborazione aperta con il governo del Tigray ed il governo nazionale etiope stanno comunque portando alcuni risultati nel ristabilire l’equilibrio, anche se le difficoltà continuano ad essere tante, sia per la popolazione locale che per la nostra missione.
Nel clima di incertezza che continua ad avvolgere il Tigray ed Adwa, le attività della Missione Kidane Mehret e del suo Ospedale continuano ad avere un ruolo fondamentale, e con una duplice importanza.
Da un lato vengono garantiti servizi essenziali e cure, come i numerosi interventi sul prolasso uterino a numerose donne vittime di violenza sessuali: dall’altro, la Missione ed in particolare l’Ospedale, sono un baluardo per restituire dignità e speranza ad un popolo ferito, che desidera ardentemente voltare pagina, lasciandosi dietro i soprusi, e scrivendo un nuovo capitolo della propria storia.
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