Cosa ho capito di Adwa

Cosa ho capito di Adwa

Abbiamo chiesto a Luca “Castoro” Taddia, di ritorno da Adwa, di raccontarci le sue impressioni. Ne è nato un divertente articolo pubblicato sulla testata locale Il Centone uscito il 7 ottobre 2016.

Salve a tutti, mi chiamo Luca e sono reduce dalla prima esperienza come volontario presso la missione di Adwa in Etiopia.
Ho partecipato ad un campo estivo per i bambini della città, il cui programma prevedeva lezioni di inglese al mattino e sport al pomeriggio.
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa in merito a quanto da me vissuto e proverò a farlo nel modo più semplice e impattante possibile.
Ho deciso di riportare le prime impressioni che ho scritto e pubblicato su Facebook dopo una settimana di permanenza… e poi di aggiungere qualche dettaglio ora che sono tornato.

IMPRESSIONI DOPO LA PRIMA SETTIMANA DI ETIOPIA

–    I 2000 metri di altitudine ai tropici non sono tanto diversi da i 2000 metri in Alto Adige: verde, pioggerellina, 15 gradi, tante vacche, meno strudel e più manghi.
Agosto in Tigrai è l’unico mese all’anno dove le piogge sono presenti e quotidiane, la natura rifiorisce e l’impatto, anche all’atterraggio, è quello di arrivare in Irlanda piuttosto che in Africa, bisogna portarsi un maglioncino pesante ed un impermeabile proprio come in un viaggio in Scozia! Ovviamente molto diversa è la stagione arida, nella quale la siccità cambia il paesaggio e causa grandi problemi di disponibilità idrica ed alimentare.

–    Grossa rivalutazione della chiesa cattolica per il lavoro sul campo.
Questa è una mia personalissima opinione. Pur essendo cresciuto in un ambiente cattolico, tante sfumature della Chiesa mi hanno parzialmente distaccato da essa col passare degli anni, mentre vedere l’altra faccia della medaglia , ti fa apprezzare il lavoro sul campo che viene effettivamente compiuto ogni giorno dai missionari.

–    Le donne etiopi sono bellissime. Come in tutti i posti dove le etnie si mescolano, i risultati sono apprezzabili! Lineamenti arabeggianti con colori dell’Africa nera.

–    I bambini sono uguali in tutto il mondo, i genitori no!
Non ho figli quindi non sono nella posizione di giudicare ma il rispetto, la cultura del saper stare insieme, la ” fame ” di conoscenza e la sana curiosità che vedo qui noi ce la sogniamo.
È forse l’aspetto che più mi ha colpito, forse perché avevamo a che fare con oltre 1100 bambini. Le classi in cui insegnavamo inglese erano mediamente da 50 persone, eppure non c’è mai stato un problema dal punto di vista della partecipazione e della disciplina.
Ho trovato un rispetto della figura dell’insegnante e dei compagni di classe che in occidente non è più presente. Sono comunque bambini, non robot: l’attenzione sfugge, copiano dal vicino, corrono fuori per la ricreazione e non rientrano, litigano fra di loro… Tutto il mondo è paese!
Il rispetto delle cose che gli vengono date è un altro valore che noi abbiamo perduto, una matita e un quaderno dati dalla missione ai partecipanti del camp è visto da ogni bimbo come un tesoro inestimabile da portare sempre con se.
Da non dimenticare che gli stessi bimbi, dall’età di 4/5 anni, quando non vanno a scuola non hanno nessun problema a pascolare bovini e ovini per strada da soli.
Ho visto io un piccolo di non più di un metro di altezza governare un toro adulto!

–    Pelo biondo su braccia e gambe e barba rossa sono un’ attrazione da circo per grandi e piccini.
Coi miei 186 cm di altezza, 100kg di peso , pelo biondo e barba fulva, ero praticamente un marziano… I bambini passavano il loro tempo libero a toccarmi braccia gambe e pancia.

–    Le iene sono bestie orribili
Viste dal vero, esteticamente sono qualcosa di inguardabile. Resta la loro funzione estremamente importante di spazzine, purtroppo di notte attaccano gli essere indifesi come i piccoli abbandonati.

–    A Ostellato ci sono un milione di volte gli insetti che ci sono qua.
Era una delle mie paure! Gli insetti in altri viaggi mi avevano distrutto, ad Adwa praticamente nulla. Chi come noi è cresciuto in provincia di Ferrara ed ha passato una serata pescando nei nostri canali, sa cosa vuol dire essere circondato da zanzare….
–    in Africa serve tanto ma non tutto… La roba da vestire di terza mano, i rottami di macchinari, sono rusco e come tale vanno smaltiti nel paese di partenza.
Questo era un punto che non avevo mai preso in considerazione e che mi hanno fatto notare in loco: l’Africa da anni è divenuta la pattumiera del mondo. Con la scusa che nei paesi del “terzo mondo” c’è bisogno di tutto, i paesi occidentali e la Cina hanno mandato tanto materiale non funzionante, i pezzi di ricambio sono introvabili, quindi diventa inutilizzabile e da smaltire in Africa.

–    Non a caso gli etiopi vincono le medaglie olimpiche, già da bimbi son dei fulmini. Scalano le montagne in ciabatte, correndo…

Detto questo, non vedo l’ora di tornare! Spero di avere la possibilità di farlo a breve.

Luca