24 Giu L’emozionante ritorno di Mario Atzeni al Kidane Mehret di Adwa: una testimonianza di speranza e umanità
Quando si parla di dedizione per i piccoli pazienti, il nome di Mario Atzeni, pediatra volontario, risuona forte tra le mura del nostro ospedale Kidane Mehret di Adwa. La sua testimonianza ci racconta non solo un viaggio, ma un’esperienza di vita intensa e commovente che va oltre la semplice professione medica.
Mario ci confida che il ritorno ad Adwa, dopo tre mesi e mezzo di assenza, è stato un momento di grande emozione. Questa volta, però, il viaggio aveva un sapore speciale: era accompagnato da sua moglie Silvia, anche lei pediatra, pronta a vivere per la prima volta questa avventura insieme a lui. Il viaggio di andata seppur lungo e faticoso, era colmo di aspettative e speranze.
L’arrivo in missione è stato per Mario come un ritorno in famiglia, un riabbracciare amici e colleghi con cui ha condiviso tanto. Mario racconta con commozione l’incontro con Mariolino e Michele, due bambini di cui aveva tanto parlato a sua moglie Silvia. La gioia nel vedere il riconoscimento negli occhi di Mario e Michele è stata indescrivibile, un misto di urla, sorrisi e abbracci che hanno emozionato profondamente anche Silvia. “Questi bambini sono magnifici,” afferma Mario, “e vederli così felici è una sensazione che ti porti dentro per molto tempo.”
Il giorno seguente, si sono recati all’ospedale dove Mario ha iniziato subito a visitare i piccoli pazienti. Tra loro, molti bambini erano in attesa di essere operati dai medici di Emergenza Sorrisi ONLUS, un’associazione che Mario descrive come “magnifica”. La loro missione è quella di ridare il sorriso a bambini affetti da labiopalatoschisi, una malformazione che, oltre a causare sofferenze fisiche, li condanna a una vita di emarginazione sociale.
Per questi bambini, l’intervento chirurgico rappresenta una vera e propria rinascita. La collaborazione con Emergenza Sorrisi ONLUS è stretta e fruttuosa.
I chirurghi, gli anestesisti e gli infermieri lavorano senza sosta, lavorando dalla mattina alla sera. Mario descrive questo gruppo come una “macchina da guerra” capace di effettuare 52 operazioni in soli cinque giorni, spesso con interventi doppi. Questo impegno straordinario non solo cura le malformazioni fisiche, ma restituisce dignità e speranza a tanti piccoli pazienti e alle loro famiglie.
In questi giorni il reparto di pediatria è stracolmo, non solo per i bambini in attesa di intervento, ma anche per quelli affetti da polmonite, denutrizione, malaria e altre patologie febbrili da infiammazione delle prime vie aeree. Poi ci sono I neonati ricoverati in patologia neonatale con sepsi, difficoltà all’alimentazione e prematurità. Tuttavia, nonostante la fatica e le difficoltà, Mario si sente a casa. “Qui mi sento bene,” dice, “mi sento parte di qualcosa di grande e significativo.”
Mario osserva con commozione l’espressione dei genitori che, grazie agli interventi, guardano i loro bambini con occhi nuovi, pieni di speranza. Questa esperienza, afferma, è la “benzina” che gli permette di andare avanti. Il legame che si crea tra tutti i volontari è forte e sincero, uniti dal desiderio comune di aiutare gli ultimi, indipendentemente dalle differenze culturali, politiche o religiose.
Oltre alle visite e agli interventi, Mario ha dedicato tempo anche alla formazione del personale locale. Ancora una volta, ha tenuto lezioni e sessioni di formazione alle infermiere e alle ostetriche sulla rianimazione neonatale. Questo contributo è fondamentale per migliorare le competenze e la sicurezza del personale locale nel trattare emergenze neonatali, garantendo così un’assistenza più efficace e tempestiva ai neonati in difficoltà.
Un momento particolarmente difficile è stato l’arrivo di un bambino di 14 anni, gravemente ustionato. Nonostante le condizioni drammatiche, l’intervento tempestivo e l’assistenza continua offerta dall’équipe medica rappresentano un barlume di speranza in una situazione così critica. Un caso analogo era arrivato lo scorso anno, in occasione dell’ultimo viaggio del dott. Giampaolo Fasolo ad Adwa: un’altra bambina era arrivata con ustioni gravissime (leggi la sua storia e l’incontro con Leda qui), che le avevano causato anche difficoltà alla mobilità della mandibola. Dopo il primo intervento, era necessaria altra chirurgia plastica, ma Giampaolo non ha avuto purtroppo l’opportunità di tornare. In questi giorni invece il nuovo gruppo ha potuto riprendere il lavoro e realizzae il sogno di Giampaolo: donarle una qualità di vita dignitosa.
La testimonianza di Mario si chiude con un pensiero sul clima. Dopo giorni di caldo soffocante, la pioggia è finalmente arrivata, anche se le “grandi piogge” di un tempo sembrano un lontano ricordo. Questo cambiamento climatico è solo uno dei tanti problemi che la comunità di Adwa deve affrontare.
L’esperienza di Mario Atzeni al Kidane Mehret è una storia di dedizione, amore e speranza. È la testimonianza di come, attraverso il lavoro instancabile e la collaborazione tra persone di tutto il mondo, sia possibile fare la differenza nella vita di tanti bambini e delle loro famiglie. E per Mario, ogni sorriso ritrovato è una vittoria, un motivo per continuare a credere nel potere del volontariato e dell’umanità.